Page 2211 - Shakespeare - Vol. 4
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Poi si ricorda che c’è in casa un quadro,            112
               che al tempo di re Priamo mostra Troia,
               e innanzi ad essa i Greci in armi, pronti
               a vendicare d’Elena lo stupro

               bruciando Ilio, alta come nubi;
               tanto il pittore l’ha dipinta altera
               che il cielo par baciare le sue torri.         113



               Quasi natura, l’arte immota vita

               ha dato a mille oggetti dolorosi:
               gocce secche sembrano vero pianto
               di donna sul marito massacrato;
               l’artista fa fumare il sangue rosso,
               mostra la luce spegnersi negli occhi

               come brace morente nella notte.



               C’è il soldato che scava la trincea,
               tutto sporco di fango e di sudore;
               e dalle feritoie delle torri
               vedi brillare gli occhi dei Troiani,

               che scoraggiati guardan fisso i Greci:
               tanta è l’accuratezza del lavoro
               che in quegli sguardi vedi la tristezza.



               In volto ai comandanti puoi vedere

               grazia e maestà contendersi il trionfo,
               nei giovani, destrezza e vigoria;
               altrove vedi pallidi codardi
               marciar tremanti, e sono tanto uguali

               a bifolchi impauriti che diresti
               che puoi vederne i brividi e il tremore.



               E quale arte di fisiognomia
               si può osservare in Ulisse e Aiace!
               Il loro volto è il simbolo del cuore:

               ne mostra fedelmente la natura.
               Durezza e furia reca in volto Aiace,
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