Page 2200 - Shakespeare - Vol. 4
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Luna coperta brilla per l’assenza,
la stella può nascondersi, se vuole.
«Il corvo può infangarsi le ali nere,
e insudiciato volar via non visto;
se lo fa il cigno, bianco come neve,
sulle sue argentee piume il marchio resta.
Il servo è notte, il re giorno radioso;
nessuno nota il moscerino in volo,
ma l’aquila non c’è chi non la veda.
«Basta parole oziose, arbitri inetti,
serve di sciocchi, suoni senza frutto!
Restate nelle scuole, ove si insegna
a disputare a vuoto. Perorate
la causa del cliente tremebondo:
che cosa importa a me l’argomentare,
se al caso mio non giova alcuna legge?
«Invano impreco contro l’occasione,
Tarquinio, il tempo, l’infelice notte;
cavillo invano col mio disonore,
e invano spregio il mio accertato torto.
A nulla giova un fumo di parole;
c’è un unico rimedio che mi resta:
spargere il mio sangue insudiciato.
«Perché tremi al verdetto, mano mia?
Lavandomi quest’onta avrai onore:
ché vive in te l’onore mio se muoio,
ma dell’infamia mia vivi se vivo.
La tua padrona tu non l’hai difesa,
l’empio nemico suo non l’hai graffiato,
e dunque ammazza assieme a lei te stessa».
Col che si leva dal suo letto sfatto,
cercando arnesi con cui darsi morte;