Page 2198 - Shakespeare - Vol. 4
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porre il sigillo sopra ciò ch’è antico,
destare il giorno e far la guardia a notte,
far torto a chi fa torto, onde si penta,
con le ore demolire i gran palazzi,
impolverarne l’oro delle torri;
«far sì che il verme roda i monumenti,
pascer l’oblio con cose decadute,
macchiare i libri antichi e il loro testo,
dall’ala ai vecchi corvi strappar penne,
seccare annose querce, nutrir gemme,
arrugginire il ribattuto acciaio,
far vorticar la ruota di fortuna;
«mostrare le nipoti alla vecchietta,
far uomo il bimbo e fare bimbo l’uomo,
scannar la tigre che scannando vive,
far docile il leone e l’unicorno,
beffar lo scaltro che se stesso inganna,
di messi rallegrare l’aratore,
con gocce d’acqua consumar macigni.
«Perché tu compi il male nel tuo viaggio,
se non puoi far ritorno e ripararlo?
Se andassi indietro un attimo in un’era
avresti mille amici, dando senno
a chi presta a cattivi debitori:
se tu arretrassi un’ora in questa notte,
e tempesta e naufragio preverrei!
«D’eternità servo perpetuo, poni
sventura sulla fuga di Tarquinio;
inventati inaudite bizzarrie,
che maledica la sua infame notte.
Terrorizzato veda ombre spettrali,
e il pensiero del male che ha compiuto
muti in demonio orrendo ogni cespuglio.