Page 2194 - Shakespeare - Vol. 4
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scoprire ciò ch’è scritto in dotti libri,
negli occhi miei vedranno il fallo infame.
«Dirà di me la balia alla sua bimba,
la impaurirà col nome di Tarquinio;
e al suo delitto unendo l’onta mia
s’adornerà il discorso l’oratore.
E nelle feste un giorno i menestrelli
canteranno di come me Tarquinio,
io Collatino un tempo abbia tradito.
«Che per amore del mio caro sposo
rimanga immacolato il mio buon nome.
Ché se qualcuno lo mettesse in dubbio,
altra radice allora marcirebbe,
e ingiustamente ne trarrebbe infamia
chi del contagio mio tanto è innocente
quanto fui pura io con Collatino.
«Oh disgrazia invisibile e non vista!
Oh inavvertita piaga, sfregio a stemma!
Collatino marchiato di vergogna,
Tarquinio che può legger la ferita
che in pace, non in guerra, egli gli ha inferto.
Oh quanti son colpiti da quest’onta,
che chi la infligge sa, non chi subisce!
«Se, Collatino, in me giace il tuo onore,
un forte assalto me l’ha tolto; perso
il miele sono un fuco, e saccheggiata
da un oltraggioso furto la mia estate
non ha più perfezione; dentro l’arnia
s’è introdotta una vespa, e tutto il miele
della tua casta ape s’è succhiata.
«Del tuo perduto onore è mia la colpa;
ma non è sul tuo onore che l’ho accolto?