Page 2183 - Shakespeare - Vol. 4
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quando si crede d’aver visto spettri
orrendi che ogni membro fan tremare!
Ma peggio è per Lucrezia che, riscossa
dal sonno, vede ciò che prova vero
quello che nel terrore sospettava.
Avvolta da un migliaio di paure
trema come un uccello appena ucciso.
Guardar non osa, ma battendo gli occhi
vede tremende maschere cangianti:
son ombre del cervello indebolito
che, irato perché l’occhio le rifugge,
d’ombre più orrende ancora lo atterrisce. 84
La man di lui sul di lei seno ancora, −
ariete rude, abbatter tanto avorio! −
ne sente il cuore, umile cittadino,
che si ferisce a morte palpitando,
battendo il corpo ch’essa 85 fuori scuote:
meno a pietà, più a furia ciò lo muove,
d’aprir la breccia e irrompere in città.
La lingua sua come una tromba invita
lo scorato nemico a un parlamento;
dal bianco lin più bianco volto leva,
a chieder le ragioni dell’assalto;
egli le vuol mostrare a gesti muti,
ma lei, forte pregando, ancor domanda
con che ragione egli commetta il fallo.
E lui: «È sul tuo volto la ragione,
che fa sbiancar dall’ira il bianco giglio,
e di vergogna fa arrossir la rosa;
pèrori lui la causa del mio amore.
È questa la ragione per cui scalo
l’invitto forte tuo; è tua la colpa,
perché son gli occhi tuoi che t’han tradita.