Page 2180 - Shakespeare - Vol. 4
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pensiero senza effetti è solo un sogno;
non v’è peccato che non venga assolto.
Fuoco d’amor gel di paura scioglie:
l’occhio del cielo è cieco, notte e nebbia
coprono l’onta che a delizia segue».
Già la rea mano afferra il chiavistello,
già ha spalancato l’uscio col ginocchio.
Dorme, preda del gufo, la colomba;
tradisce il traditor senz’esser visto.
Si scosta chi per via vede un serpente,
ma ella, che dorme e nulla teme, giace
alla mercé del suo morso 80 mortale.
Il perfido s’insinua nella stanza,
e fissa il letto non ancora sozzo.
Le tende sono chiuse, egli s’aggira,
gli occhi bramosi ruota nella testa;
dal tradimento lor traviato il cuore
dà la parola d’ordine, e la mano
tira la nube che la luna occulta. 81
Siccome il sole dardeggiante e bello
straccia le nubi e toglie a noi la vista,
così accecato dalla maggior luce,
tratta la tenda, egli strizza gli occhi.
Sia ch’ella splenda sì da abbacinarli,
o sia piuttosto l’onta immaginata,
essi son ciechi, e restano serrati.
Oh, fosser morti nell’oscura cella,
con essi il male avrebbe avuto fine!
E Collatino con Lucrezia accanto
riposerebbe ancor su un letto puro.
Ma s’aprono, a violar la sacra lega;
e alla lor vista ormai Lucrezia santa
dovrà vender delizia, vita e gioia.