Page 2176 - Shakespeare - Vol. 4
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onta sopravvissuta a virtù morta,
               crimine in eterno biasimato.



               «Che scusa troverà mai l’invenzione
               se tu  73  m’accuserai di tal misfatto?
               Non tremerò io tutto, ammutolito,

               cieco, col cuore vile sanguinante?
               Grande colpa, maggiore la paura,
               che non sa né lottare né fuggire,

               ma muore tremebonda di terrore.


               «M’avesse Collatino ucciso il figlio,

               o il padre, od attentasse alla mia vita;
               non fosse un caro amico, potrei forse
               scusare il desiderio di sua moglie

               con la vendetta e il danno riscattato.
               Ma egli è mio parente, è un caro amico,
               son senza scusa e fine il torto e l’onta.



               Vergogna, − sì, ma se vien risaputo.
               È odioso, − non c’è odio nell’amare.

               Chiederò il suo amore, − non le appartiene.                74
               Rischio soltanto biasimo e rifiuto.
               Non sa opporsi alla voglia la ragione:
               temere frasi e massime morali

               è come aver paura di un dipinto».



               Così van disputando, senza grazia,
               coscienza fredda e desiderio caldo;             75
               delle intenzioni buone fa dispense            76
               piegando il senso al peggio, a suo vantaggio:

               i puri affetti cedono in un lampo,
               e tant’oltre si spinge che gli appare
               virtuosa azione proprio ciò ch’è infame.



               «M’ha preso gentilmente per la mano»,
               dice, «fissava gli occhi suoi nei miei,
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