Page 2171 - Shakespeare - Vol. 4
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che nell’età dell’oro le dorava
l’argentee guance ed era ad esse scudo;
che se vergogna l’assaliva, allora
del rosso si faceva scudo il bianco.
Tale il blasone che Lucrezia ha in volto,
la virtù ha il bianco e la bellezza il rosso;
ciascuna regna sul color dell’altra
per un diritto antico quanto il mondo.
Ma l’ambizione ancor le fa lottare,
tanta sovranità hanno ambedue
che spesso fanno permuta di trono.
Di gigli e rose questa muta guerra
vede Tarquinio nel di lei bel volto
e l’occhio traditor n’è prigioniero;
s’arrende allora il vile alle due schiere
onde tra lor non rimanere ucciso;
quelle però lo lasciano scappare
per non trionfar su un sì infame nemico. 66
Lui pensa che la lingua del marito, −
d’avare lodi prodigo soltanto, −
ha fatto torto alla di lei bellezza,
tanto maggior della di lui eloquenza.
Le lodi allor che Collatino ha omesso
stregato ora le immagina Tarquinio,
gli occhi sbarrati in meraviglia muta.
Santa terrena che un demonio adora,
sì perfido fedel lei non sospetta;
ché mente pura giammai sogna il male,
né teme arbusti uccel che non sa il vischio:
così, innocente, ella saluta e onora
il principesco ospite, che fuori
non mostra il male che nasconde dentro.