Page 2172 - Shakespeare - Vol. 4
P. 2172
Ché lo ricopre il suo nobile rango,
vestendo il suo peccato di maestà;
nulla v’è in lui che appaia intemperante,
se non nell’occhio troppa meraviglia,
che avendo tutto, nulla lo soddisfa;
misero ricco, sazio di tesori,
d’altri tesori tuttavia si strugge.
D’occhi stranieri ignara ella non coglie
senso veruno nei loquaci 67 sguardi,
né alcun sottil segreto nel commento
che glossa i margini di tale libro;
non teme lacci, non s’accorge d’esche:
né l’occhio losco sa moralizzare, 68
altro che luce ella non vede in esso.
Le narra egli la fama del marito,
vinta nei campi fertili d’Italia,
e orna di lodi il nome suo, glorioso
per il coraggio e la cavalleria,
l’armi ammaccate e i serti di vittoria.
Di gioia alza le mani ella e ringrazia
tacita il cielo per i suoi successi.
Senza mostrare quale sia il suo intento
egli si scusa d’essere venuto;
nessun oscuro segno di tempesta
appare ancora nel suo ciel sereno,
finché la notte, madre del terrore,
tenebre nere stende sopra il mondo,
e serra il giorno nelle sue prigioni.
Ora Tarquinio vien portato a letto,
si dice stanco e da gravezza oppresso;
a lungo dopo cena con la casta
Lucrezia ha conversato, è notte fonda.
Il plumbeo sonno lotta con la vita,