Page 2158 - Shakespeare - Vol. 4
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Dal dolor vinta cala il ciglio, chiusa
               che blocca il flutto che dagli occhi belli
               discende nel dolcissimo canale
               dei seni suoi; ma già l’argentea pioggia

               la diga inghiotte e la corrente forte
               si scava nuovamente la sua via.



               Come occhio e pianto, tutti e due cristalli,            50
               prendono e prestan! L’un nell’altro vede

               il suo dolore; cercano i sospiri
               d’asciugarlo, ma è un giorno di tempesta:
               le gote asciuga il vento dei sospiri,
               ma già pioggia di pianto le ribagna.



               Quante passioni dentro un solo affanno,

               in gara per chi più al dolor s’addica!
               Ammesse tutte, ognuna si travaglia
               perché vinca la pena del momento,
               ma sono pari; allora fanno cerchio,
               nuvole che complottano tempesta.




               Ma ecco lontano grida un cacciatore;
               mai tanto grata fu una nenia a un bimbo:
               il suono di speranza già dissolve
               l’orrenda fantasia ch’ella inseguiva;

               gioia rivive e ingiunge di gioire,
               l’illude che la voce sia di Adone.



               Già la marea del pianto si ritira,
               nell’occhio imprigionata come perle
               nel vetro, ma una goccia a volte cade;

               la gota la dissolve, ad impedire
               che lavi il sozzo volto della terra,
               ch’ebbro è soltanto, mentre lei s’annega.



               Scettico amor, che così poco credi,
               e al tempo stesso credulo sei troppo!
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