Page 2162 - Shakespeare - Vol. 4
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perder bellezza non si può, ché è morta.
               Vi sdegna il sole e vi urla dietro il vento,
               che, vivo Adone, stavano in agguato
               per derubarlo della sua bellezza.



               «Che quando si metteva lui il cappello,

               sotto la tesa il sole lo sbirciava;
               e il vento, per giocare coi suoi ricci
               glielo soffiava via, e lui piangeva;

               poi, per pietà dei suoi teneri anni,
               era una gara ad asciugargli il pianto.



               «Il leone, per guardarlo, lo seguiva
               dietro le siepi, che non s’impaurisse;
               se per svagarsi incominciava un canto,

               la tigre stava quieta e l’ascoltava;
               l’agnello era al sicuro, se parlava,
               ché il lupo abbandonava la sua preda.



               «Se si specchiava in un ruscello i pesci
               venivan fuori con le branchie d’oro;

               di lui tanto gioivano gli uccelli
               che chi cantava e chi ciliege rosse
               e more gli portava con il becco:
               lui sazio li saziava col suo aspetto.



               «Ma questo orrendo, torvo e irsuto verro

               che l’occhio basso sempre cerca tombe,
               non ha mai visto quant’egli era bello,
               prova ne sia lo scempio che ne ha fatto;
               ma se l’ha visto, allora sono certa,

               credeva solamente di baciarlo.            54



               «Sì, sì, è così che è stato ucciso Adone;
               con la sua lancia corre incontro al verro,
               che smette d’arrotare le sue zanne
               e vuole persuaderlo con un bacio;
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