Page 2154 - Shakespeare - Vol. 4
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così confusa giace ella nel buio,
               senza più luce per veder la via.



               Si batte il cuore, che se ne lamenta,
               sicché, turbati, gli antri circostanti
               ripetono le voci del suo pianto;

               passione è raddoppiata da passione:
               «Sciagura!», grida venti volte, e venti
               volte venti echi gridano altrettanto.



               Li ode ed inizia una dolente nota,
               improvvisando un canto: come amore

               servo il giovane e folle il vecchio renda;
               come sia saggio amore quando è folle
               e viceversa, e il ritornello è sempre

               «Sciagura!», e un coro d’echi le risponde.



               Più della notte dura uguale il canto;
               l’amante crede breve l’ora lunga,
               e se felice crede l’altro goda
               delle sue descrizioni quanto lui:

               storie prolisse, spesso reiterate,
               che interminate han fine a platea vuota.



               Con chi mai può passare ella la notte,
               se non con suoni vacui e parassiti;
               come osti che ripeton le chiamate

               rifacendo la voce del cliente.
               «Sì», dice lei, e «Sì» rispondon loro;
               se invece dice «No», le vanno dietro.             47



               Già l’allodola, stufa di dormire,

               l’umida stanza lascia, vola in cielo,
               e sveglia l’alba, dal cui argenteo seno
               si leva il sole nella sua maestà;
               e tanta gloria ha il suo sguardo sul mondo,
               che i cedri e le colline sembran d’oro.
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