Page 2163 - Shakespeare - Vol. 4
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struscia col grugno, e il porco 55 innamorato
nell’inguine 56 lo azzanna inavvertito.
«Avessi avuto zanne, lo confesso,
a baci lo ammazzavo prima io. 57
Ma è morto, senza benedir la mia
con la sua gioventù; doppia sventura».
Ciò detto cade a terra, e tutto imbratta
il viso col suo sangue congelato.
Gli guarda i labbri, ed essi sono esangui;
lo prende per la mano, ed essa è fredda;
gli mormora all’orecchio tristi storie,
quasi potesse udire ciò che dice.
Alla tomba degli occhi alza il coperchio:
ahimè, vi giaccion due lanterne spente.
Nulla rifletton più gli specchi in cui
per mille volte s’era vista; è persa
la virtù loro, già tanto eccellente,
rubata è ogni bellezza. «Oh meraviglia
del tempo», dice, «il mio dolore è questo,
che morto tu, abbia ancor luce il giorno.
«Giacché sei morto, ecco, profetizzo:
dolore farà seguito ad amore;
lo affiancherà la gelosia, e dolce
sarà l’inizio, amara la sua fine;
mai stabile, ma troppo o troppo poco,
che mai valga la pena il suo piacere.
«Sarà incostante, falso e fraudolento;
gelerà in boccio e durerà un secondo;
avrà veleno al fondo, e in superficie
dolcezze da ingannar l’occhio più acuto;
anche i più forti fiaccherà, eloquente
farà lo stolto, ed il sapiente muto.