Page 2150 - Shakespeare - Vol. 4
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se insista ad inseguirlo il suo nemico.
D’un tratto sente ancora le sue grida:
nella sua pena pare il moribondo
quand’ode il tocco di campane a morto.
«Spruzzato di rugiada il disgraziato
ora ripiglia la tortuosa fuga,
graffia ogni spina le sue zampe stanche,
ogni ombra o mormorio lo fa fermare;
da molti la sventura è calpestata,
e misera, nessuno mai l’aiuta.
«Sta’ calmo, e stammi ancora un po’ a sentire;
buono, che intanto non ti lascio andare;
se moraleggio, 40 che non è il mio stile,
e questo a quello, e quello a questo accosto,
è per distoglierti dal tuo cinghiale:
amore ogni dolor sa commentare.
«Ero rimasta...?» «E che ne so», fa lui;
«chiudi così, e intanto fammi andare,
la notte si fa fonda». E lei: «E allora?»
«Mi aspettano», fa lui, «i miei amici,
ormai è buio e rischio di cadere».
E lei: «È a notte che amor meglio vede.
«Ma se cadessi, pensa che è la terra
che ti fa incespicare, innamorata,
e il tutto solo per rubarti un bacio.
Come un tesoro tenta anche l’onesto,
così il tuo labbro abbuia Diana casta,
che non ti baci e muoia poi spergiura. 41
«Adesso sì capisco perché è buio:
è Cinzia che si oscura per vergogna
finché natura venga condannata
per furto dei prototipi divini