Page 2151 - Shakespeare - Vol. 4
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con cui blasfemamente t’ha plasmato,
che a giorno il sole, a notte lei scornassi. 42
«Così ha corrotto il Destino, che guasti
il raro manufatto di natura
col mescolare infermità e bellezza
e perfezione con deformità,
assoggettandolo alla tirannia
di molti mali e di sventure atroci:
«la febbre ardente che infiacchisce e sbianca,
la peste che avvelena, la follia,
il morbo che divora le midolla
e infetta il sangue, ascessi, nausea, spasmi,
disperazione han condannato a morte
natura per averti fatto bello. 43
«Ed il più piccolo di questi mali
in un minuto uccide la bellezza;
forma, colore, aroma e qualità,
di cui stupisce il giudice imparziale, 44
d’un tratto son distrutti, sciolti e sfatti,
come la neve al sole a mezzogiorno.
«Quindi, malgrado castità infeconda,
fredde vestali e suore innamorate
di se stesse, che sopra questa terra
vogliono carestia di figlie e figli,
sii prodigo; la lampada che brucia
prosciuga l’olio, ma dà luce al mondo.
«Vuoi che il tuo corpo sia vorace tomba
che inghiotte quella prole che la legge
del tempo ti comanda di produrre,
non di annientare nell’oscurità?
Se col tuo orgoglio uccidi tanta speme,
il mondo stesso ti disprezzerà.