Page 2144 - Shakespeare - Vol. 4
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Che durino, e ne duri la fragranza,
               che caccia il morbo in anni di periglio!
               Possan gli astrologi, predetta morte,
               dire che il fiato tuo scaccia la peste.          34



               «O puri labbri, ai miei dolci sigilli,

               come impegnarvi a suggellarmi ancora?
               Di vendermi sarò molto contenta,
               se tu mi compri e paghi il giusto prezzo;

               e a scanso di pericoli, se acquisti,
               suggellami la cera delle labbra.



               «Con mille baci puoi comprarmi il cuore,
               pagandoli con calma, ad uno ad uno;
               che vuoi che sian cento per dieci baci?

               Il tempo di contarli, e già li hai dati!
               Se poi per mora il debito raddoppia,
               cento per venti è poi un tale dramma?»



               «Regina», dice lui, «se un poco m’ami,
               la mia freddezza imputala ai miei anni.

               Prima che mi conosca, non cercare
               di farlo tu; risparmia gli avanotti
               il pescatore; e se matura casca
               la prugna, senò no, e colta è acerba.             35



               «Già il conforto del mondo arranca stanco

               e termina a ponente il suo lavoro;
               il gufo annuncia notte e grida: è tardi;
               ovili e nidi accolgon greggi e uccelli;
               nuvole nere van coprendo il cielo:

               è tempo di lasciarci e salutarci.



               «Diciamoci l’un l’altro buonanotte;
               se lo dirai, in cambio ti do un bacio».
               «Buona notte», fa lei, e già riscuote
               senza aspettare ch’egli aggiunga: addio;
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