Page 2140 - Shakespeare - Vol. 4
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«Vergogna!», esclama lui, «lasciami andare,
ho perso la giornata e in più il cavallo,
ed è per colpa tua che m’è fuggito;
dunque ti prego, lasciami un po’ in pace,
che ad altro non mi riesce di pensare
che prendere il cavallo alla cavalla».
E lei: «Il cavallo accoglie come deve
il caldo approccio della dolce brama:
la passione è una brace da freddare,
ché senò poi t’appicca fuoco al cuore.
Il mare ha sponde, il desiderio no:
non ti stupire se il cavallo è andato.
«Legato all’albero era un ronzino,
il servo di una redine di cuoio!
Ma visto amore, premio a gioventù,
sì misero servaggio egli ha sdegnato:
scossa la briglia dal suo curvo collo
s’è liberato bocca, groppa e petto.
«Chi, visto l’amor suo nel letto ignudo,
che un bianco più che bianco al lino insegna,
saziato l’occhio cupido, altri agenti
non volgerà a medesima delizia? 29
Chi sarà tanto inetto che non osi
toccare il fuoco, quando il tempo è freddo?
«Scusato sia il corsiero, bel fanciullo;
da lui impara, di cuore ti scongiuro,
ad afferrar la gioia che t’è offerta.
Fossi io muta, te lo insegni lui:
impara a amare, facile lezione
che appresa poi non la si scorda più». 30
«Amore ignoro e ignorerò», fa lui,
«fuorché il cinghiale, che sì, inseguirò.