Page 3008 - Shakespeare - Vol. 3
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Maledetta immondizia, torna da chi ti adora!
[Gettando il denaro a Lucullo]
LUCULLO
Ah! Ora vedo che sei uno sciocco, degno del tuo padrone!
[Esce]
FLAMINIO
S’aggiungano queste a quelle che ti bruceranno!
Una moneta fusa in gola sia la tua condanna,
tu malattia d’un amico, non amico!
L’amicizia ha un cuore di latte così fiacco
che caglia in meno di due notti? O dei!
Soffro la sofferenza del mio signore.
Questo schiavo del suo senso dell’onore
ha dentro di sé la carne del mio padrone:
perché dovrebbe trasformarsi per lui in nutrimento,
quando lui si trasforma in veleno?
Nutra soltanto le sue malattie,
e quando si sarà ammalato a morte,
la parte del suo corpo pagata dal mio signore
non abbia il potere di espellere il male
ma prolunghi la sua agonia!
[Esce]
Scena II EN
Entrano Lucio, Ostilio e altri due Stranieri.
LUCIO
Chi? Il nobile Timone? È un uomo d’onore, un gentiluomo, un mio ottimo
amico!
PRIMO STRANIERO
Per tale lo conosciamo, anche se siamo stranieri. Ma posso dirvi una cosa,
signore, che ho sentito dire in giro: le ore felici del nobile Timone sono belle e
finite, e le sue ricchezze si stanno dileguando. 23