Page 3012 - Shakespeare - Vol. 3
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della sua amicizia. E tuttavia,
               per l’animo nobilissimo, la virtù illustre
               e la condotta onorata, dico che se si fosse
               rivolto a me nel bisogno, io gli avrei messo

               la mia ricchezza a disposizione, dandogli di essa
               la migliore metà, tanto mi è caro il suo cuore.
               Ma mi accorgo che gli uomini adesso
               debbono fare a meno della pietà.

               L’interesse sta al di sopra della coscienza.
                                                                                                       [Escono]



                                                    Scena III         EN



                   Entra il terzo Servo di Timone con Sempronio, un altro degli amici di
                                                         Timone.



              SEMPRONIO
               Deve per forza seccare me?
               Uhm! Prima di tutti gli altri?
               Avrebbe potuto provare col nobile Lucio,

               o Lucullo; e ora è ricco anche Ventidio,
               che lui ha riscattato dalla prigione.
               Tutti costoro debbono a lui la ricchezza.



              SERVO
               Mio signore, sono stati tutti saggiati prima

               risultando di metallo vile, perché tutti
               gli hanno detto di no.



              SEMPRONIO
               Come? Gli hanno detto di no?
               Ventidio e Lucullo gli hanno detto di no?
               E lui manda da me? Per terzo? Uhm!

               Ciò dimostra scarso affetto o giudizio.
               Debbo essere io il suo ultimo rifugio?
               I suoi amici, come i medici, lo salassano
               per poi abbandonarlo − debbo curarlo io?
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