Page 2762 - Shakespeare - Vol. 3
P. 2762
e non suo eguale, ed egli mi pagava
con la sua degnazione, come se fossi
un mercenario.
I COSPIRATORE
Vero, signore mio.
L’esercito se ne stupiva. E infine
quando Roma era vinta e ci aspettavamo
non meno bottino che gloria...
AUFIDIO
Questo
è stato il fatto per cui ogni mio sforzo
è, teso contro di lui. Per poche gocce
di spurgo donnesco, che vanno
a dozzina, come le menzogne, ha venduto
il sangue e la fatica
della nostra grande impresa. Per questo
morirà, ed io rinascerò
nella sua caduta. Ma sentite!
Suonano tamburi e trombe, fra grandi acclamazioni del popolo.
I COSPIRATORE
Nella tua stessa città sei entrato come un corriere
senza nessun bentornato. Lui torna e il fracasso
spacca l’aria.
II COSPIRATORE
E questi poveri imbecilli
ai quali ha sgozzato i figli, si spellano
le gole vili per glorificarlo.
III COSPIRATORE
E dunque
al momento giusto, prima che parli o
muova la gente con ciò che vuol dire,
fagli sentire la spada, e noi