Page 2757 - Shakespeare - Vol. 3
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MENENIO

          Anche  me  amava;  e  ora  ricorda  sua  madre  come  la  ricorda  un  cavallo  di
          ott’anni. Ha una faccia da fare acida l’uva matura. Quando cammina avanza
          come una catapulta, la terra si ritira dai suoi piedi. È capace di trapassare

          una corazza con un colpo d’occhio, parla come una campana e se brontola è
          una scarica d’artiglieria. Quando siede sul trono pare una statua d’Alessandro
          Magno. Se dà un ordine, gli basta aprire la bocca ed è fatto. Per essere un dio
          non gli manca che l’eternità e un cielo in cui troneggiare.



              SICINIO
          Sì, e la pietà, se lo dipingi com’è.



              MENENIO
          Lo dipingo al vivo. Vedrai che pietà ne riporta sua madre. Non ha più pietà di

          quanto ha latte una tigre. Se ne accorgerà questa povera urbe. E tutto per
          colpa vostra.



              SICINIO
          Gli dei abbiano misericordia!



              MENENIO
          No,  in  questo  caso  gli  dei  non  ne  avranno.  Non  li  abbiamo  rispettati

          nell’esiliarlo, e ora che torna per tirarci il collo gli dei non ci rispetteranno.


                                                     Entra un messo.


              MESSO

               Tribuno, se vuoi salva la vita, corri a casa.
               I plebei hanno preso il tuo collega e lo vanno
               trascinando per le vie, giurando tutti

               che se le donne romane non riportano speranza,
               lo ammazzeranno a poco a poco.


                                                  Entra un altro messo.



              SICINIO
                               Che notizie?
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