Page 2752 - Shakespeare - Vol. 3
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e far danzare i cuori di felicità,
               li forza a piangere e tremare di paura e dolore,
               mostrando alla madre, alla moglie, al figlio,
               il figlio e il marito e il padre che strappa

               i visceri alla propria terra. E a noi povere
               la tua inimicizia è più mortale.
               Tu c’impedisci di pregare gli dei,
               conforto di tutti, e non nostro. Perché

               come possiamo, ahimè, come possiamo pregare
               per la patria, com’è nostro dovere,
               e simultaneamente per la tua vittoria
               com’è nostro dovere? Ahinoi, o dobbiamo

               perdere la patria, nostra cara nutrice,
               o te, nostro conforto nella patria.
               Andiamo incontro a una sciagura certa,
               anche se potessimo decidere chi vince.

               O tu dovrai essere spinto in catene
               per le nostre vie come un traditore,
               o pesterai trionfante le rovine della patria
               e avrai la palma per aver versato

               da prode il sangue di moglie e figlio.
               Quanto a me, figlio mio,
               io non intendo vedere come la fortuna
               farà finire questa guerra. Se non potrò

               convincerti a fare nobile grazia alle due parti
               piuttosto che spegnerne una, non appena
               muovi all’assalto del tuo paese non potrai
               − credimi, non lo potrai − che pestare coi piedi

               il ventre di tua madre che ti portò
               al mondo.



              VIRGILIA
                               Sì, e il mio ventre, che ti partorì
               questo ragazzo, per far vivere

               il tuo nome nel tempo.


              IL RAGAZZO

                               Me non mi pesta certo!         50
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