Page 2754 - Shakespeare - Vol. 3
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d’un animo nobile ricordare
               le offese per sempre? Figlia,
               parlagli tu. Del tuo pianto
               non si cura. Parlagli tu, ragazzo.

               Forse un bambino lo commuoverà
               più dei nostri ragionamenti. Non c’è
               uomo al mondo più obbligato a sua madre,
               eppure mi lascia qui cianciare

               come una alla gogna. Nella tua vita
               non hai mostrato mai gentilezza
               a tua madre, a lei che, povera chioccia,
               non volle una seconda covata, e che

               starnazzava se andavi alla guerra,
               e se ne tornavi salvo, pieno d’onori.
               Di’ che la mia richiesta è ingiusta
               e cacciami via. Ma se non lo è,

               non sei onesto, e gli dei ti faranno pagare
               l’obbedienza dovuta a una madre e che neghi.
               Mi volta le spalle. A terra, donne!
               Svergogniamolo con le ginocchia.

               Al suo soprannome Coriolano s’addice
               più la superbia che la pietà
               per le nostre preghiere. Giù! Sia finita.


                                     Le tre donne e il ragazzo s’inginocchiano.



               È l’ultima preghiera. Ora torneremo a Roma

               per morire tra i nostri. No, guardaci!
               Questo ragazzo che non sa dire ciò che vuole
               ma s’inginocchia e tende le mani come noi
               perora la nostra richiesta con più forza

               che tu non abbia nel rifiutarla. Andiamo.


                                                          Si alzano.



               Costui ha per madre una volsca, sua moglie
               è a Corioli, e il figlio
               gli somiglia per caso. Di’ almeno, andate via.
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