Page 2748 - Shakespeare - Vol. 3
P. 2748

Entrano Virgilia, Volumnia, Valeria e il piccolo Marzio col seguito.



               Mia moglie viene per prima, poi la matrice
               venerata da cui prese forma
               questo torso, e porta per mano
               il nipote del suo sangue. Sentimenti, via!

               Vincoli e diritti di natura, spezzatevi!
               Sia virtù la durezza. Quell’inchino,
               perché? Quegli occhi di colomba

               che farebbero spergiuri gli dei?
               Io cedo, non sono di terra più forte
               degli altri. Mia madre s’inginocchia,
               come un Olimpo che si curvi a implorare
               una tana di talpa, e, il mio ragazzo

               ha un’aria di supplice che la grande Natura
               mi grida, «Non respingere». I Volsci
               passino l’aratro su Roma, e con l’erpice

               rompano l’Italia! Non sarò
               una bestia schiava dell’istinto, resisterò
               come se fossi un uomo che ha fatto se stesso
               e non ha parenti.



              VIRGILIA
                               Mio signore e marito!



              CORIOLANO
               Questi occhi non sono quelli che avevo a Roma.



              VIRGILIA

               Te lo fa credere il dolore che ci mostra
               così mutate.



              CORIOLANO
                               (a parte) Ora come un cattivo attore
               ho dimenticato la parte, e m’imbroglio,

               e mi brucio.


                                               (Si alza e va verso di lei.)
   2743   2744   2745   2746   2747   2748   2749   2750   2751   2752   2753