Page 2747 - Shakespeare - Vol. 3
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Scena III        47     EN


                                  Entrano Coriolano, Aufidio e altri. Si siedono.



              CORIOLANO
               Domani accamperemo l’esercito
               davanti alle mura di Roma.

               Tu, mio collega in questa campagna,
               devi riferire ai signori dei Volsci,
               con quanta lealtà ho condotto
               quest’azione.



              AUFIDIO
                               Hai avuto di mira

               solo i loro fini. Ti sei turato gli orecchi
               alle invocazioni di Roma, non hai permesso
               un bisbiglio a quattr’occhi, mai, neanche

               con quegli amici che si credevano
               sicuri di te.



              CORIOLANO
                               Quest’ultimo, il vecchio
               che ho rimandato a Roma col cuore a pezzi,
               mi amava più d’un padre, anzi ero un dio

               per lui. Mandarlo qui è stata
               la loro ultima risorsa. Per il suo affetto
               antico, pur mostrandomi aspro, ho offerto
               ancora una volta le prime condizioni

               che già avevano rifiutate, e che ora
               non possono più accettare, e solo
               per essere gentile con lui, che pensava
               di poter fare di più. Ho ceduto appena un poco.

               D’ora in poi non udrò più suppliche
               né ambascerie, né dallo stato né da amici.
               (Grida all’interno.) Ah! Chi grida?
               (A parte.) Sarò tentato a rompere la promessa                  48

               nel punto stesso che la faccio? No.
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