Page 2743 - Shakespeare - Vol. 3
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di Roma e degli amici che ha lì, scommetto
mille contro uno, il mio nome
vi è arrivato all’orecchio: Menenio.
I SENTINELLA
Può darsi. Torna indietro. Il tuo nome
qui non vale niente.
MENENIO
T’assicuro, amico,
il tuo generale mi vuol bene molto. Sono stato
il registro delle sue gesta, in cui il mondo
ha letto della sua fama ineguagliata, e
forse resa più ampia. Ho sempre esaltato gli amici
− e lui è il primo − con tutta l’ampiezza
che la verità permetteva senza scaderne.
Anzi, a volte, come una boccia su un terreno
subdolo, ho capitombolato oltre il segno,
e lodandolo ho quasi autenticato il falso.
Perciò, amico, devi farmi passare.
I SENTINELLA
Senti, anche se hai detto tante menzogne a suo favore per quante parole hai
speso a favor tuo, di qui non passi. Neanche se fregare fosse una virtù, come
restare vergini. Perciò, marcia indietro.
MENENIO
Per favore, amico mio, ricorda che mi chiamo Menenio, sempre dalla parte
del tuo generale.
II SENTINELLA
Senti, anche se hai fregato con lui, com’hai detto tu stesso, io sono uno che
sta sotto lui per dire il vero, e ti dico che non passi. Perciò, sgombra.
MENENIO
Dimmi un po’, lo sai se ha già mangiato? Gli voglio parlare solo dopo il pasto.