Page 2648 - Shakespeare - Vol. 3
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mentre suona l’allarme,
che starmene qui per niente a sentire
mutare in mostri le mie inezie.
Esce.
MENENIO
Signori del popolo,
come può adulare la vostra stirpe prolifica
− uno in gamba su mille − quando lo vedete
pronto a rischiare tutte le membra per l’onore
piuttosto che un solo orecchio
per sentirne parlare? Cominio, procedi.
COMINIO 26
Mi mancherà la voce. Le imprese di Coriolano
non ammettono un tono sommesso. Si sostiene
che il valore è la virtù somma, e nobilita
più di tutto chi la possiede. Se è così
l’uomo di cui parlo non può trovare
un suo pari al mondo. A sedici anni,
quando Tarquinio mosse contro Roma,
egli superò ogni altro in battaglia.
Il nostro dittatore di allora, che ricordo
con ogni lode, lo vide battersi
e col suo mento amazzonio cacciare
labbra irsute. Si piazzò
sopra un caduto romano, e il console
lo vide uccidere tre nemici.
Affrontò lo stesso Tarquinio, lo forzò
in ginocchio. Nelle prodezze di quel giorno,
lui che poteva in scena recitare da donna
risultò in campo il migliore, e per ricompensa
ebbe quercia sulla fronte. La sua adolescenza
così fattasi virile, crebbe
come il mare, e da allora
negli urti di diciassette battaglie
rubò a tutte le spade la ghirlanda.
Quanto a quest’ultima guerra, davanti