Page 2641 - Shakespeare - Vol. 3
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COMINIO
Avanti, al Campidoglio.
Squilli di trombe. Cornette. Escono in corteo come prima. Bruto e Sicinio
vengono avanti.
BRUTO 25
Tutte le bocche parlano di lui, e gli occhi
appannati s’armano d’occhiali per vederlo.
La balia pettegola lascia che il pupo strilli
sino a farsi convulso, mentre chiacchiera di lui.
Caterinaccia in cucina appunta
al collo bisunto lo straccetto più bello
e scala muri per adocchiarlo. E banchi,
banconi, balconi sono sommersi,
i tetti pullulano, tipi d’ogni risma
cavalcano i colmi, tutti d’accordo
nell’uzzolo di vederlo. Flàmini
riservatissimi pigiano nella calca plebea
e sbuffano per un piazzamento volgare.
Le nostre dame velate abbandonano
le guance dal fine belletto dove lottano
bianco e rosa damaschino al saccheggio
lascivo dei baci roventi di Febo.
Un tale ululìo come se il dio che lo guida
− chiunque sia − si fosse insinuato
nella sua tempra mortale
e gli dia forma divina.
SICINIO
Sarà subito
console, vedrai.
BRUTO
Allora noi due
sotto di lui possiamo andare a nanna.
SICINIO