Page 2617 - Shakespeare - Vol. 3
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Ancora cariche in lontananza.
                               Entrano Marzio e Tito Larzio con un trombettiere.



              MARZIO
               Guarda lì quegli eroi per cui il tempo
               vale una dracma bucata. Cuscini,
               cucchiai di stagno, ferri vecchi,

               cotte che il boia seppellirebbe
               con chi le indossava, questi vigliacchi
               prima ancora che cessi la battaglia

               impacchettano tutto. Crepino!
                                                                                  Escono i saccheggiatori.
               E senti, che chiasso fa il generale!
               Andiamoci. Lì c’è l’uomo che la mia anima
               odia, Aufidio, e va sgozzando i Romani.

               Perciò, valoroso Tito, prendi
               truppe che bastino a tenere la città,
               e io con chi ne ha l’animo corro

               in aiuto di Cominio.


              LARZIO

                               Nobile amico, tu sanguini.
               Ciò che hai fatto è stato troppo
               per tornare a combattere.



              MARZIO
                               Via, niente lodi.
               Ancora non mi sono scaldato. Addio.

               Perdere un po’ di sangue mi fa
               più bene che male. Mi presento così
               ad Aufidio, e mi batto.



              LARZIO
                               Allora

               la bella dea Fortuna impazzisca
               d’amore per te, e i suoi incantesimi
               potenti sviino le spade dei nemici.
               Il successo sia il paggio dell’audace!
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