Page 2613 - Shakespeare - Vol. 3
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Il tuo bel cavallo è mio.



              MARZIO
                               Lo ricompro.



              LARZIO
               No, non vendo né do via. Te lo presto
               per cinquant’anni. (Al trombettiere.) Chiamate la città.



              MARZIO
               Quanto distano questi eserciti?



              MESSO
                               Meno d’un miglio e mezzo.



              MARZIO
               Allora sentiremo la carica, e loro la nostra.

               Ora, Marte, ti prego, facci sbrigare presto,
               così con le spade fumanti potremo marciare da qui
               in aiuto degli amici in campo! Su, fiato alle trombe.


               Suonano a parlamento. Sulle mura di Corioli appaiono due senatori e altri.



               Tullo Aufidio è con voi?



              I SENATORE

               No, e quelli che ci sono vi temono non più di lui,
               cioè meno che niente. (Tamburi lontani.) Sentite? I tamburi
               chiamano i nostri giovani alla battaglia.
               Abbatteremo le mura piuttosto che starci chiusi dentro.

               Le porte che sembrano sbarrate le abbiamo appena
               assicurate coi giunchi. Si apriranno da sé.
                                                                                    (Carica in lontananza.)
               Sentite laggiù? Aufidio è lì. Ascoltate

               il bel lavoro che fa tagliando a pezzi i vostri.


              MARZIO
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