Page 2605 - Shakespeare - Vol. 3
P. 2605
saranno onori per Marzio, che in realtà
non ha fatto niente.
SICINIO
Muoviamoci,
andiamo a sentire come finisce, e in che modo
lui col suo caratteraccio si butta
in questa vicenda.
BRUTO
Andiamo.
Escono.
Scena II 11 EN
Entrano Tullo Aufidio e alcuni senatori di Corioli.
I SENATORE
Allora tu credi, Aufidio,
che Roma ha orecchi nelle nostre riunioni
e sa le nostre mosse.
AUFIDIO
E voi non lo credete?
Che mai s’è progettato in questa nazione
che si sia potuto attuare prima che Roma
trovasse modo di sventarlo?
Quattro giorni fa, e nemmeno, ho avuto
notizie da lì. Queste le parole − credo
d’aver qui la lettera − eccola:
Han messo su un esercito ma non si sa
se per l’est o l’ovest. La carestia
è grande, la plebe in fermento, e si dice
che Cominio, Marzio, il tuo vecchio nemico
che a Roma è odiato più che da te,
e Tito Larzio romano valorosissimo,