Page 2380 - Shakespeare - Vol. 3
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Prodigio di bassezza!
CESARE
Buona regina, vi prego...
CLEOPATRA
Oh, Cesare,
che dolorosa vergogna è mai questa,
che mentre tu ti degni di farmi visita,
e di onorare con la tua sovranità
una così sottomessa, che il mio stesso servo
accresca la somma delle mie sventure
con l’aggiunta della sua perfidia!
Diciamo, buon Cesare, che abbia serbato
qualche gingillo da donna, ninnoli
di nessun conto, cose di tal valore
che si regalano ad amici ordinari,
e diciamo pure che abbia tenuto da parte
doni più nobili per Livia 125 e Ottavia,
per indurle a far da mediatrici...
e ora debbo venir smascherata da uno
che ho nutrito io stessa? Gran dei!
Ciò mi butta più giù di dove son caduta.
(A Seleuco.) Vattene, ti prego, o ti farò vedere
i tizzoni ardenti della mia collera
sotto le ceneri della mia sfortuna.
Se tu fossi un vero uomo, mi avresti
compatito!
CESARE
Ritirati, Seleuco.
(Esce Seleuco.)
CLEOPATRA
Si sappia che noi grandi fra i grandi
siamo giudicati male per cose
compiute da altri, e quando cadiamo
per colpe altrui, paghiamo di persona;