Page 2373 - Shakespeare - Vol. 3
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CLEOPATRA

               Come, privata anche della morte,
               che libera delle sofferenze persino i cani?



              PROCULEIO
               Cleopatra, non insultate la generosità
               del mio padrone, distruggendo voi stessa:

               che il mondo veda la nobiltà
               delle sue azioni, che la vostra morte
               non permetterebbe di esibire.



              CLEOPATRA
               Dove sei, morte? Vieni, vieni qui:
               vieni, vieni a prendere una regina

               che vale molti bambini e mendicanti!



              PROCULEIO
               Calmatevi, signora!



              CLEOPATRA
                               Signore,
               non prenderò né cibo né bevanda

               (se per una volta occorre fare
               discorsi oziosi) e neppure dormirò.
               Rovinerò questa casa mortale,
               qualsiasi cosa possa fare Cesare.
               Sappiate, signore, che non comparirò

               con le ali tarpate alla corte
               del vostro padrone, né mi farò castigare
               dall’occhio sobrio della spenta Ottavia.

               Dovranno issarmi in alto e mostrarmi
               alla plebaglia urlante di Roma austera?
               Meglio mi sia tomba pietosa un fosso
               in Egitto, meglio giacermi nuda
               nella melma del Nilo, enfiarmi pei morsi

               delle zanzare fino a sfigurarmi: meglio
               fare dell’alte piramidi del mio paese
               una forca e impiccarmi in catene.
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