Page 2368 - Shakespeare - Vol. 3
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si bilanciavano in lui.
AGRIPPA
Spirito più raro
non guidò mai l’umanità. Ah, dei,
per renderci uomini ci date dei difetti.
Cesare è commosso.
MECENATE
Quando un tale specchio
gli è messo davanti, deve per forza
vederci riflesso se stesso.
CESARE
O Antonio,
io ti ho incalzato fin qui, ma
è col bisturi che occorre curare
il male che abbiamo nel nostro corpo.
Dovevo per forza farti contemplare
il mio giorno al tramonto, o contemplare
il tuo: assieme non potevamo stare,
nel grande mondo. Eppure io piango
con lacrime sovrane quanto il sangue
dei cuori, che tu, mio fratello, mio socio
nell’alto di ogni impresa; mio pari
nell’impero, amico e compagno
sul fronte di guerra, braccio del mio corpo,
cuore dove il mio accendeva i suoi pensieri...
che le nostre stelle, inconciliabili,
dovessero così scindere la nostra parità.
Ascoltate, buoni amici... ma ve lo dirò
in un momento più appropriato,
l’urgenza di quest’uomo gli si legge
in faccia. Sentiamo cos’ha da dire.
(Entra un egiziano.)
Da dove vieni?
EGIZIANO