Page 2243 - Shakespeare - Vol. 3
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Ingovernabile com’era, Cesare,
mi duole ammettere che i suoi intrighi,
frutto della sua irrequietudine,
e non privi di abilità politica,
ti han procurato notevoli fastidi.
Ma al riguardo devi riconoscere
che io non potevo farci nulla.
CESARE
Ti ho scritto,
e tu, immerso nei bagordi ad Alessandria,
hai intascato le mie lettere, sbeffeggiato
e cacciato il mio messo dal tuo cospetto.
ANTONIO
Mi è piombato addosso, signore, prima
di essere ammesso; avevo appena
intrattenuto a banchetto tre re,
e non ero più com’ero al mattino. 36
Ma il giorno dopo glielo spiegai io stesso,
e fu come avergli chiesto scusa.
Costui non c’entri come motivo di contesa;
se dobbiamo discutere, ne resti fuori.
CESARE
Hai mancato ai termini del tuo giuramento,
cosa di cui non potrai mai accusar me.
LEPIDO
Piano, Cesare!
ANTONIO
No, Lepido, lascialo dire:
il punto d’onore di cui parla ora,
anche posto che io vi sia venuto meno,
è sacro. Avanti, Cesare, i termini
del mio giuramento.