Page 1981 - Shakespeare - Vol. 3
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MACBETH
Buon riposo, per ora.
BANQUO
Grazie, monsignore. Anche a te.
Escono Banquo e Fleance.
MACBETH
Vai, di’ alla signora, appena è pronto l’infuso
suoni la campana. Poi va’ a letto.
Esce il servo.
È un coltello che vedo qui davanti 13
col manico verso la mia mano?
Su, fatti afferrare −
non t’ho preso, ma ti vedo sempre!
Sei insensibile al tatto, e non all’occhio,
visione del destino? O sei soltanto
un coltello mentale, un’allucinazione
del mio cervello oppresso dalla febbre?
Ti vedo, sì, palpabile a vederti
come questo che snudo.
Mi guidi per la via che percorrevo
e sei il pugnale che dovevo usare. −
I miei occhi son fatti gli zimbelli 14
degli altri sensi, o forse
valgono tutto il resto. Sì, ti vedo;
e sulla lama e il manico gocce di sangue
che prima non c’erano. No, non c’è niente.
È l’assassinio che ai miei occhi prende
corpo così. Ora su mezzo mondo
la natura par morta, e sogni perfidi
ingannano il sonno sotto i suoi veli. La magia 15
celebra riti alla pallida Luna,
e l’assassinio ossuto, risvegliato
dalla sua sentinella, l’ululante
lupo, ora con il suo passo ladro
e le falcate dello stupratore
Tarquinio, muove come un fantasma