Page 1972 - Shakespeare - Vol. 3
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Curati di lui:
porta una grande notizia.
Il messo esce.
È rauco anche il corvo
che gracchia l’ingresso fatale di Duncan
sotto le mie merlature. Venite, spiriti
addetti ai pensieri di morte, strappatemi
questo mio sesso, riempitemi,
dal cranio ai piedi, della ferocia più cruda.
Fatelo denso, il mio sangue, sbarrate la porta
e il passo al rimorso, che nessuna compunta
visita della natura faccia tremare
il mio impegno feroce, o si metta
tra di esso e la sua attuazione.
Venite ai miei seni di donna e mutate
il latte in fiele, agenti di morte che ovunque
servite, invisibili, la natura malvagia.
Vieni, notte cupa, e avvolgiti
nel fumo infernale più buio
che il mio coltello tagliente non veda
la ferita che fa, né il dio si sporga
dalla coltre di tenebra per gridarmi:
«Fermati, fermati»!
Entra Macbeth.
Grande Glamis, nobile Cawdor!
E ancora più grande nel saluto da venire!
La tua lettera m’ha portata di là
di questo presente ottuso, e ora sento
il futuro nell’attimo.
MACBETH
Mio amore carissimo,
Duncan viene qui stasera.
LADY MACBETH
E quando va via?