Page 2664 - Shakespeare - Vol. 2
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Avete visto mia nipote?
TROILO
No, Pandaro. Vado su e giù davanti alla sua porta,
come un’anima nuova sulla sponda di Stige,
che aspetta di traghettare. Ah, sii tu il mio Caronte,
trasportami d’un lampo ai Campi Elisi,
e lì potrò rotolarmi nei letti di gigli
promessi a chi li merita! O dolce Pandaro,
stacca le ali colorate dalle spalle di Cupido
e vola con me da Cressida!
PANDARO
Fa’ quattro passi in giardino, ve la porto subito.
Esce.
TROILO
Mi gira la testa, l’attesa mi rende ubriaco.
È così dolce godere l’immaginario,
che mi strega i sensi. Ma che sarà
quando il palato che già sta pregustandolo
assaggerà il nettare tre volte distillato dell’amore?
Sarà la morte, temo, sarà il venir meno, la distruzione,
o una gioia che è troppo fine,
troppo potente nella sottigliezza,
un tono troppo acuto di dolcezza
perché lo percepiscano i miei sensi rozzi.
Ne ho davvero paura, e poi
di non saper più distinguere i piaceri,
come uno squadrone quando carica alla rinfusa
il nemico che fugge.
Entra Pandaro.
PANDARO
Si sta preparando, viene subito. Ora, testa a posto. Arrossisce e ansima come
la impaurisse un fantasma. La vado a prendere. È la mascalzoncella più
graziosa che ci sia! Ha il respiro corto come un passero appena preso.