Page 2642 - Shakespeare - Vol. 2
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Scena III EN
Entra Tersite.
TERSITE
Allora, Tersite! Ma come, smarrito nel labirinto della tua furia? Non darla
vinta a quell’elefante di Aiace! A ogni botta sua io gli rispondo a tono. Sai che
soddisfazione! Magari fosse il contrario: avessi io la botta e lui la risposta! Per
Giove, farò una bella pratica di magia nera pur di mandare a segno tutte le
mie maledizioni. E quell’Achille, che grande ingegno! Se per prendere Troia
l’unica fosse che questa bella coppia pensasse lei alla breccia, le mura
cadrebbero, ma di vecchiaia! Tu, gran fulminatore dell’Olimpo, dimentica che
sei Giove, re degli dèi, e tu, Mercurio, scordati l’arte serpentina del tuo
caduceo, se non riuscite a togliere a quei due quel poco, che dico, pochissimo
cervello che gli resta! Il più deficiente degli uomini sa che il cervello di quei
due è così abbondantemente scarso, che per liberare una mosca dalle grinfie
d’un ragno non sa far altro che tirar fuori la ferraglia e tagliare la tela.
Dopodiché, il vento si porti via l’intero accampamento, o, meglio, lo faccia il
mal napoletano! 23 Perché questa è la punizione giusta per chi fa la guerra
per una sottanella. Ora le orazioni le ho dette, “Amen” lo dica pure il diavolo
Invidia. Oh, dico!, Sua Signoria Achille!
Entra Patroclo.
PATROCLO
Chi è? Tersite! Ecco, bravo, vieni dentro a dire i tuoi improperi.
TERSITE
Se potessi ricordarmi d’ogni moneta falsa, tu non fuggiresti alla mia
considerazione, ma tanto è lo stesso, a te basta guardarti nello specchio!
Pazzia e ignoranza, morbo comune dell’umanità, ti vengano addosso in gran
quantità! Ti salvi Dio dai precettori, e l’istruzione non ti si avvicini! Che tu sia
guidato dal tuo sangue fino alla morte! E quel giorno, se colei che ti prepara
per la sepoltura dice che sei un bel cadavere, giuro e spergiuro che lei non ha
insudariato che lebbrosi. Amen. Dov’è Achille?
PATROCLO
Come, ti sei convertito? Stavi pregando?