Page 2637 - Shakespeare - Vol. 2
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fra gli scogli fatali al volere e del giudizio.
Ora, come posso disfarmi della moglie che ho preso
anche se poi il mio volere non apprezza ciò che ha scelto?
È fuor di questione che si possa ritrarsi
e insieme tener fede al proprio onore.
Non si restituisce la seta al bottegaio
dopo averla macchiata, né si buttano
le vivande in eccesso nel pattume
perché ormai siamo sazi. Fu giudicato bene
che Paride si prendesse una rivincita sui Greci;
il soffio del vostro consenso gonfio le sue vele:
i mari e i venti, vecchi litiganti, fecero tregua
e gli dettero mano; toccò i porti desiderati,
e in cambio di una vecchia zia prigioniera dei Greci,
si portò via una regina greca, la cui fresca gioventù
fa rugosa la beltà di Apollo e rende scialba l’aurora.
Perché ce la teniamo? I Greci si tengono nostra zia.
Ma, merita tenerla? Ecco: ella è una perla
il cui prezzo ha messo a mare più di mille navi
e trasformato in mercanti dei re coronati.
Se riconoscete che Paride fu saggio ad andare,
e per forza dovete farlo, gli gridavate tutti: “Vai, vai!”.
Se ammettete che ha riportato a casa un nobile bottino,
e per forza dovete farlo, battevate le mani
gridandogli “Inestimabile!”, perché ora
svalutate il risultato della vostra stessa saggezza
e fate qualcosa che mai la Fortuna ha fatto,
rendete misera la stima di ciò che valeva per voi
più che il mare e la terra? Il più basso dei furti:
aver rubato una cosa che poi si ha paura di tenere!
Ma noi ladri indegni di quest’oggetto rubato,
che, rubandolo, abbiamo inflitto ai Greci una vergogna in patria,
temiamo di risponderne qui, nella nostra terra!
CASSANDRA
(dall’interno) Piangete, Troiani, piangete!
PRIAMO