Page 2641 - Shakespeare - Vol. 2
P. 2641
che frena gli insensati appetiti che sono
più disubbidienti e refrattari. Se dunque Elena
è moglie del re di Sparta, com’è noto,
queste leggi morali della natura e dei popoli
gridano che sia restituita. Insistere
nel torto non attenua il torto, lo aggrava.
Così Ettore giudica, secondo verità.
E tuttavia fratelli miei focosi,
io propendo a pensare come voi
che Elena dev’essere trattenuta;
perché è causa da cui dipende assai
la nostra dignità, comune e individuale.
TROILO
Ecco, ora tocchi il vivo della nostra idea:
se non ci stesse più a cuore la gloria
che soddisfare il nostro crescente risentimento,
non una goccia, una, del nostro sangue
vorrei veder versare per difenderla. Ma, nobile Ettore,
essa è un segno di onore e di fama,
stimolo a gesta audaci e magnanime,
il cui ardire può oggi sconfiggere il nemico,
e che in futuro ci renderà immortali.
Forse che uno valoroso come te
darebbe via il vantaggio d’una gloria promessa,
quale sorride in fronte a questa azione,
per le ricchezze del mondo intero?
ETTORE
Io sono con te,
ardita progenie del grande Priamo.
Mi son fatto fautore di una fiera sfida
lanciata agli sciocchi e faziosi principi greci,
che riempirà di stupore i loro spiriti sonnolenti.
Mi è stato detto che il loro generale dorme
mentre nell’esercito serpeggia la rivalità.
E questo, immagino, lo risveglierà.
Escono.