Page 2616 - Shakespeare - Vol. 2
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forza e giustizia sarà una cosa sola −
anzi, il giusto e il torto, il cui eterno litigio
è controllato dalla giustizia, perderanno i nomi,
e la giustizia il suo. Tutto avrà nome potere,
e il potere volontà, e la volontà desiderio,
e il desiderio, lupo universale,
assecondato doppiamente dalla volontà e dal potere
farà dell’intero universo la sua preda
per poi, alla fine, divorar se stesso.
Grande Agamennone, quando la gerarchia è soffocata
è questo il caos che segue lo strangolamento,
e l’abbandono della gerarchia è tale
che ogni ascesa diventa inarrestabile discesa:
il generale è disprezzato dal suo sottoposto,
questi da chi gli sta sotto, e quest’ultimo
da chi lo segue: e così ogni grado,
sull’esempio del primo che sia insofferente
del superiore, è colto da una febbre
di pallida e spossante emulazione.
E questa è la febbre che tiene Troia in piedi,
non il suo nerbo. Per farla corta, Troia si regge
perché siamo deboli noi, non perché è forte.
NESTORE
Con grande saggezza Ulisse ha indicato
la febbre di cui questo nostro potere soffre.
AGAMENNONE
Ulisse, trovata la malattia, qual è la cura?
ULISSE
Il grande Achille, che l’opinione comune esalta
nerbo e braccio del nostro esercito,
pieni gli orecchi della sua aerea fama,
s’innamora del proprio merito, e riposa nella sua tenda,
facendosi scherno di tutti i nostri piani.
Con lui c’è Patroclo, che su un pigro letto,
passa tutto il giorno a inventare lazzi sconci,