Page 2394 - Shakespeare - Vol. 2
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Iddio ti mandi la buona sorte ora! [Esce Fenton.] Che buon cuore che ha: una
donna traverserebbe fuoco e acqua per un cuore così. Pure, io vorrìa che
l’Annetta l’avesse il mio padrone; sennò vorrìa che l’avesse mastro Slender;
oppure, perché no, che l’avesse mastro Fenton. Io farò quel ch’io posso per
tutti e tre, perché così ho promesso, e vo’ mantenere parola, ma
speciosamente sto con mastro Fenton. Bene, ora ho da fare quest’altra
ambasciata a Ser John Falstaff, da parte delle mie due signore; ma che bestia
che sono a pigliarmela fresca!
Esce.
Scena V EN
Entra Falstaff.
FALSTAFF
Bardolph, dico!
[Entra Bardolph.]
BARDOLPH
Comandi, signore.
FALSTAFF
Vammi a prendere un quarto di bianco; e dentro un crostone caldo. [Esce
Bardolph.] Avrò vissuto tanto per farmi menare in un corbello, come una
carrettata di carnaccia di beccarìa, da scaricare in Tamigi? Be’, se
m’addossano un’altra di ste uccellate, io mi faccio cavare e imburrare le
cerevella, e le butto a un cane per strenna di capo d’anno. Quei manigoldi
m’han versato in fiume con lo istesso rimorso che se affogassero la cucciolata
d’una cagna cieca, quindici per figliata; e la mia stazza vi dice chiaro che ad
affondare io ci metto una certa alacrità. Fusse il fondale più fondo ch’el
Tartaro, io vò giù e lo tocco. Io di certo affogavo se non era che il litorale
l’era bassotto e declinoso − una morte che aborro; poiché l’acqua ti gonfia
l’uomo. E ve l’immaginate, la cosa ch’io fossi stato, quando che fussi gonfio!
Io sarei stato una montagna di mummia.
[Entra Bardolph col vino.]