Page 2361 - Shakespeare - Vol. 2
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edificio, sendo sbagliato il posto ove l’ho costruito.
FALSTAFF
A quale fine m’avete dischiuso codeste cose?
FORD
Quando ve l’avrò detto, avrò detto tutto. Dice qualcuno che mentre costei
appare onesta con me, altrove l’è tanto prodiga di gaiezza, che si fanno
ipotesi maliziose sul conto suo. Ora, Ser John, eccovi il cuore del mio disegno:
voi siete un gentiluomo di perfetta coltura, mirabile eloquio e spaziose
entrature, accreditato per rango e per prestanza, accolto dapertutto per le
vostre molte doti, d’arme, di corte e di studiosità.
FALSTAFF
Via, messer Rivoletto!
FORD
Credetelo, perché già lo sapete. Qui c’è quattrini, a voi; spendeteli,
spandeteli, spendete pure di più; spendete e spandete tutto ciò che possiedo;
datemi solo in cambio tanto del vostro tempo che vi basti a circuire
d’amoroso assedio l’onestà di questa moglie di Ford. Usate la vostra arte
nell’andarle di torno. Vincetela a fare vosco. Se mai qualcuno lo può, nessun
può farlo più svelto di voi.
FALSTAFF
E come potrà accordarsi con la vostra furiosa affezione ch’io mi vincessi la
cosa che voi vorreste godervi? Io temo che voi vi ordinate una ricetta
strampalata assai.
FORD
Oh, capite a che cosa vo’ arrivare: ella sta così salda sul suo eccellente onore,
che la mia anima folle non osa appalesarlesi. È troppo luminosa per fissarla a
occhio nudo. Ora, potessi accostarla con qualche pruova di sue magagne in
mano, i miei desideri arebboro base di fatto e argomento per farsi valere.
Allora io potrìa snidarla da’ baluardi della purezza, della reputazione, del suo
voto nuziale, nonché di mille altre difese che ora mi son schierate troppo forti
di contro. Ser John, voi che ne dite?