Page 2357 - Shakespeare - Vol. 2
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una tale infezione per quel paggetto; e veramente Mastro Paggio l’è una gran
pasta d’uomo. Non v’è una moglie in Windsor c’abbia vita migliore di lei: ella
fa d’ogni cosa a suo modo, dice quel che le gira, accatta di tutto e tutto paga,
va alla nanna quando che ha sonno e si leva quando le pare, tutto va come
lei comanda e onestamente se l’è meritato, perché se esiste in Windsor una
donna a modo, codesta l’è lei. Dovete mandarle il paggio, c’è poco da fare.
FALSTAFF
Ma certo che glielo mando.
MONNA SPICCIA
Be’ mandatelo dunque, e guardate qua, il paggio può andare e venire infra
voi due. E in ogni caso parate un motto d’intesa, ché vi possiate capire infra
voi senza che il naccherino ci si raccapezzi; perché non è ben che i piccini
sappian le male cose; quelli in età, lo sapete, han come dicono la discrezione,
e sanno come va il mondo.
FALSTAFF
Va’ sana! Ricordami ad ambedue. Ecco la mia scarsella, e ancora ti son
debitore. Figliolo, va’ dietro a codesta donna. [Escono monna Spiccia e
Robin.] Queste nuove mi dan frastorno.
PISTOL
Quella battana è un legno corrier di Cupìdo.
Schiaffa più vele, incalza, drizza bande;
fuoco alle micce! È preda mia, o Netturno
li affoghi tutti!
[Esce.]
FALSTAFF
Dunque è così, vecchio Jack? Va’ per la tua via. 25 Da sto tuo vecchio
corpaccio io voglio spremere molta più gioia di prima. Ti guardano ancora
tutte allupate? Vuoi tu, che hai speso tanta pecunia, diventarmi adesso un
che ne agguanta? Gran mercé, carcassona mia. Dicano pure che t’han fatto
all’ingrosso; ma se ancora fai colpo non importa nulla.
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