Page 2363 - Shakespeare - Vol. 2
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bifolco, e poi anderai con la sposa. Vienmi a trovare presto appena è
compieta. Ford è un masnadiero, ed io a questa qualifica aggiungerò altro
peso: tu, messer Rivoletto, lo vedrai masnadiero e stambecco. Vieni da me
non appena è sera.
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FORD
Ma guarda un po’ che schifoso sbruffone d’un Epicuro! Il cuore per la stizza mi
si sbarba dal petto. Chi dice che questa mia è gelosia insensata? Mia moglie
lo manda a ciamare, l’abboccamento è fissato, ed ecco fatta la combinazione.
Qual uomo poteva pensarlo? Questo è l’inferno d’avere una donna bugiarda: il
mio letto verrà insozzato, saccheggeranno i miei forzieri, e sbraneranno il mio
onore; ed io non soltanto mi devo sorbire codesto torto schifoso, ma ancora
mi tocca di farmi ribattezzare con nomi obbrobriosi, e proprio da chi mi fa
quest’affronto. Ingiurie! Nomi schifosi! Belfagor suona bene almeno; Lucifero,
anche; e Barbariccia pur esso; eppure son titoli de l’inferno, nomi di diavoli.
Ma cornuto? Becco pappataci? Becco! Il diavolo stesso non ha un nome sì
vile. Quel ciuco di Page è un somaro sicuro: vuole fidarsi della mogliera, non
vuol esser geloso lui. Io affiderei più presto a un fiammingo il mio burro, il
mio cacio a don Ugo il curato gallese, la mia fiasca di grappa a un irlandese,
o il mio cavallo a un ladrone per farmelo un poco ambiare, che mia moglie a
se stessa. Quella subito sgarra, rumina, inventa trappole; e quel che si
ficcano in crapa di fare lo fanno, il collo si rompono ma lo fanno. Domine sia
lodato per la mia gelosia! − L’appuntamento è alle undici: io li saprò
prevenire, discovrirò la mogliama, Falstaff a lui la farò pagare, e riderò di
Page. Mi metto all’opera subito: meglio tre ore d’anticipo che un minuto di
ritardo. Schifo, schifo, schifo! Becco, becco, becco!
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Scena III EN
Entrano Caio e Rugby.
CAIO
Tu, Jack Rugby!
RUGBY