Page 2343 - Shakespeare - Vol. 2
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ATTO II 20 EN
Scena I EN
Entra madonna Page, con una lettera.
MADONNA PAGE
Ma come, ho scansato le missive d’amore quando la mia beltà era in festa, e
ne divengo l’oggetto ora? Vediamo.
[Legge.]
“Non dirmi ch’io ti spieghi perché t’amo, dacché pur se l’Amore chiede a
Ragione avviso, non l’accetta però per consigliere. Tu giovine non sei, ed io
non più; e allora, dài, questa l’è affinità. Tu sei giuliva, ed io lo sono pure; ah,
ah, questo ci fa più affini ancora. Ti piace il vin di Spagna, e pure a me
vorresti forse affinità più affine? Deh, sìati sufficiente, monna Page − almeno,
se ti basta l’amore d’un soldato − che io ti ami. Ed io non ti dirò, pietade abbi
di me, ché tal non è parlare da soldato. Io dico, àmami. E firmo,
Il tuo fido scudiere,
di giorno o di sera,
per ogni lumiera,
pronto per te a pugnare
con ogni potere,
JOHN FALSTAFF.” 21
Ma che razza d’Erode giudeo è costui? O mondo, mondo malvagio! Un
vecchiardo che sta per cascare a pezzi, venirmi qua a fare il giovine
cascamorto! Ma pe’ mille diavoli qual leggerezza avrà mai pescato nella mia
condotta codesto trincatore fiammingo, da osare serrarmi ora con sti
lacciuoli? E dire che m’ha veduta sì e no tre volte! Ma cosa potrò avergli
detto? Ché anzi nel brio allora mi tenni a freno parecchio. Che Iddio mi
perdoni! Ma càspita io vo’ presentare una proposta in parlamento, per fare la
festa a tutti sti maschiacci. In quale maniera potrò fargliela pagare? Perché in
qualche maniera io sarò vendicata, com’è sicuro che le sua budella sono
formate di salcicce!