Page 2339 - Shakespeare - Vol. 2
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SEMPLICE
Messersì è la verità: venivo a chiederle di...
MONNA SPICCIA
Statevi zitto per carità!
CAIO
Zitto la vostra lingua. [Al Semplice.] Dite-ah vostra nuova.
SEMPLICE
Chiedere a questa onesta monna, vostra fantesca, di dire una buona parola
alla monna Annetta pel mio padrone a riguardo del parentado.
MONNA SPICCIA
Tutto qui ve lo giuro, là! Ma io non ci metto il dito nel foco, quando non c’è
bisogno.
CAIO
Vacca boia, don Ugo vi manda? Rugby, passami un foglio di carta. Voi
aspettare un poco.
Scrive
MONNA SPICCIA
[A parte al Semplice] Manco male che l’ha presa fresca. S’egli s’avviluppava
sul serio, sentivate le urla, le collere. Ma con tutto codesto, giovinotto, io farò
pel vostro padrone tutto il bene che posso. E il vero, a dirvela tutta, è che
questo dottor franzese mio padrone − e io lo posso chiamar padrone, io,
perché gli tengo la casa; e gli lavo e gli strizzo, fò la birra fò il pane fò pulizia,
appresto magnare e bere, fò i letti fò tutto da sola...
SEMPLICE
[A parte a monna Spiccia] Càspita, l’è un gran peso mettersi in questo modo
sotto ad un omo.
MONNA SPICCIA
[A parte al Semplice] Ve ne rendete conto no? Un bel peso per chi sta sotto;
e levarsi al mattino presto, ire a nanna a notte fonda, ma con tutto codesto −