Page 2335 - Shakespeare - Vol. 2
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Ed io pur io, il Page conoscerà
                               come qualmente Falstaff schiavo bòffice
               la sua colomba a prova metterà,
                               si becca l’oro e sporca il giaciglio suo soffice.



              NYM
          Quest’umor mio non si raffredda minga: saprò infiammare Page ad adoprar

          veleni,  lo  farò  bello  e  gonfio  d’un  giallo  furioso,  dacché  la  mia  rivolta  l’è
          rischiosa. Questo è il mio umor verace.



              PISTOL
          Uomo, sei proprio il Marte dello Scazzo. Io t’assecondo: in marcia!
                                                                                                        Escono.




                                                  Scena IV        19     EN


                                        Entrano monna Spiccia e il Semplice.



              MONNA SPICCIA
          Eh, Giovanni! [Entra Rugby.] Fammi il favore, va’ alla finestra e guarda un po’
          se vedi venire il dottore Caio. Ché se mi spunta, sull’anima mia, e ci trova in

          casa  qualcuno,  qua  si  verifica  altro  che  abuso  della  pazienza  di  Domine  e
          della lingua del Re.



              RUGBY
          Bene, vò a fare la guardia.



              MONNA SPICCIA
          Vai, ché poi non appena è l’avemaria ci beviamo suso un poncino che lévati,
          sulla bragia d’un buon carbone di quel di mare. [Esce Rugby.]  L’è  un  gran

          bravo figliolo dài, lesto, onesto, come in casa ne arrivan pochi così. E ve lo
          dico io, lui non fa chiacchiera né zizzania. Ché il suo vizio peggiore è l’uzzolo
          d’infilzar paternostri; be’ da quel lato l’è un pochino toccato; ma uomo vivo
          non c’è che non aggia il suo difetto, lasciamo stare. Pierino il Semplice avete

          detto, così vi chiamate?



              SEMPLICE
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