Page 2328 - Shakespeare - Vol. 2
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SLENDER
Gran mercé, preferisco far due passi qua fuori. Mi sono sbucciato uno stinco
ieri l’altro tirando di stocco e pugnale con un mastro di spata: tre botte per un
piatto di prugna cotte; e da allora affemia non sopporto il puzzo di carne
cotta. Ma perché mai abbaiano i vostri cani? Che forse c’è orsi in paese?
ANNA
Messersì ce ne sono, penso; ne ho sentito conversare.
SLENDER
Ah cotesto l’è un trastullo ch’io amo assai, epperò io ci fò obiezione più di
chiunque nel reame. Dite, che voi vi spaventate al vedere un orso slegato?
ANNA
Oh sì, davvero, messere.
SLENDER
Toh, e invece per me l’è un invito a carne e vino. Io l’avrò visto venti volte
Sackerson bello e slegato, e l’ho pure pigliato per la catena, vah. Ma le
donne, ve l’assicuro, l’eran ululi e strilli che non vi dico: lo sapete, al sesso
donnesco gli orsi proprio non vanno giù. Sono cosacce brutte e sarvatiche
assai.
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Allora venite, caro messere Slender, venite: vi stiamo tutti aspettando.
SLENDER
Messere, gran mercé, non mi va di mangiare.
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Per l’anima di San Puccio, voi non avete scelta, messere! Venite, venite
drento.
SLENDER
Bene ma non così: appresso a voi.